Il solenne giuramento
Parole per un re

Teoria intorno alla statua

La statua denominata Guerriero di Capestrano risale al VI secolo a.C., proviene dalle Antiche Culture Italiche e prende il nome da Capestrano, luogo del rinvenimento, in Abruzzo. Fanno parte del suo corredo elementi adatti per il combattimento ed un copricapo composto da una larga tesa ad anello. Al suo fianco, lungo una colonnina, si trova incisa l’epigrafe, un testo antico italico.

In questo articolo, le parole impresse accanto al Guerriero di Capestrano vengono interpretate in modo sperimentale. Mantenendo inalterate le consonanti, quelle parole possono essere confrontate, assimilate e sovrapposte a voci italiane, latine e dialettali italiane. L’epigrafe si traduce così nel testo di un giuramento ed il personaggio, ritratto nella statua, appare nell’atteggiamento di recitarlo solennemente, davanti al suo popolo. L’epigrafe tuttavia nasconde un doppio significato dal momento che la parola k, u, p, r contiene, in sequenza ordinata, anche i caratteri alfabetici che formano il termine latino C, y, p, r, i, s, nome riferito a Venere, dea dei primordi, nata dalle acque del mare.

In un lontano passato i racconti intorno alla dea della primavera e al suo leggendario strabismo potevano essere considerati fonte benevola e attendibile di sapienza, per aiutare a chiarire i fenomeni della natura e per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Così da quelle storie proveniva l’insegnamento a superare i disagi con coraggio e saggezza. Un pensiero di speranza che si poteva ritrovare custodito nella scrittura impressa accanto alla statua, un messaggio antico ancora comprensibile, nonostante inevitabili difetti di lettura.

Nell’ipotesi del doppio significato da attribuire all’epigrafe, quello di un solenne giuramento e quello di una lode rivolta alla dea della primavera, le parole sulla statua mostrano la vivacità del primitivo significato.

Riflessione sugli argomenti

Nel testo impresso sulla statua, le lettere k, u, p, r sembrano corrispondere con quelle del vocabolo latino Cypris, Cypridis, Cipride, appellativo di Venere divinità della primavera. Le stesse lettere coincidono anche con il termine capriata elemento di sostegno che, in questo caso, rammenta l’atteggiamento del guerriero, rappresentato mentre sostiene il copricapo, emblema dell’importante impegno nel guidare la comunità. Le notevoli dimensioni del copricapo suggeriscono che tale ornamento potrebbe essere stato completato da rifiniture di cuoio a protezione della superficie di appoggio. La parola corame “cuoio” appartiene ai termini possibili, da sovrapporre alle lettere dell’epigrafe k, o, r, a, m, facilitando così la descrizione dei particolari nell’abbigliamento del sovrano. I nomi Cipride, capriata, corame sono di orientamento nella ricerca delle parole italiane per comporre le seguenti sei versioni, svolte per l’epigrafe.

Nella prima versione le parole italiane affiorano dai caratteri alfabetici che fanno parte dell’epigrafe e descrivono l’aspetto del personaggio rappresentato nella statua. In questa occasione, sono aggiunte le lettere k ed l, per sostituire le poche mancanti nel testo originale.

Mo’ cappa (mantello) reca re, mappa (protezione) sotto, annessi rocche, anelli essi piombo /kola/to”. “Ora il re indossa il mantello, reca protezioni inferiori, annessi (di cuoio) avvolti a più giri e anelli di piombo colato”.

Nei precedenti articoli, a iniziare da Le tasse e il vaso di D u e n o s, le parole italiane hanno dimostrato di coincidere con quelle etrusche. Dal momento che le parole italiane si sovrappongono senza difficoltà anche a quelle impresse accanto al Guerriero, si trova il sostegno per formulare una nuova ipotesi:

Parole antiche italiche = parole italiane = parole etrusche”.

Studio delle parole

(Latino: corium cuoio; coram davanti, apertamente, al cospetto di, coram populo davanti al popolo; duco, is, duxi, ductum, ducere condurre, ricevere; dicio, dicionis /dico/ comando, dominio, potere, signoria, sovranità, impero; dico, as, avi, atum, are dedicare, dare, consacrare; dico, is, dixi, dictum, dicere pronunziare, dire o pronunziare in pubblico, perorare, parlare, eleggere, proclamare, nominare, chiamare, denominare, fissare, stabilire, assegnare; elatus, a, um alto, elevato, sublime, nobile; cieo, cies, citum, ciere evocare, chiamare in aiuto, chiamare per nome; ecce ecco; ipse stesso, parimenti, pure, anche, proprio, precisamente; eluceo, elucere rilucere, brillare; opimus, a, um fecondo, copioso, splendido; spes, spei speranza, attesa; regero, is, regessi, regestum, regerere portare indietro, riportare, gettare indietro, rimandare; eo, is, ivi /ii/, itum, ire andare, venire, giungere, trasformarsi, diffondersi; paucus, a, um poco) (Italiano: corame cuoio; corame accora me, accorare, affliggere; mappa panno di lana; rappresentazione schematica di un dato fenomeno; a piombo in perpendicolare; anzi prima di, davanti; /egli/regge dal verbo reggere, guidare, essere a capo; nave nel significato poetico e figurato il termine nave può indicare una comunità bisognosa di guida; annona rendita, tributo; accollata cerimonia di investitura; accollare caricare di impegni e responsabilità; speme speranza; pecca difetto; poco in piccola misura; mo’ ora, momento, attimo) (Dialetto: annanzi, anzi per primo, davanti; pe’ per, al fine di; sollei tu sollevi, tu sostieni da sollevare e sostenere; lea ella o egli leva, da levare, togliere; unìu ella o egli venne, da venire, giungere).

Lettura sperimentale per alcuni segni alfabetici: (m = m = sci; simbolo del doppio rettangolo = d = t = vocali; k = c = g; i = vocali; p = b = p; l = v = l).

Versioni

Copricapo

MA KUPR(E) D(I) KORAM(E) OP(PO)SITI A NE NESSI REK(I) INEL(L) D(E)SI P(I)OMP /KALA/D

MI COPRE DI CORAME APPOSITI ANNESSI RECA ANELLO TESA PIOMBO /CALA/TA

Mi coprono appositi annessi di cuoio, reggo tesa in forma di anello e calata a piombo;

Pensiero

MIA KAPR(IA)D KORA M(E) AP(I)CI TIENE ANZI REKI NAV D(U)CI PIOMP /KAVA/D(A)

MIA CAPRIATA, CORE MIO PACI TIENE, ANZI REGGA NAVE, DOCE PIOMBO /CAVA/TA

Il mio compito, alta gratificazione e pace per il mio cuore, è il mio primo pensiero ed è quello di guidare la comunità, dolce privilegio ricevuto all’improvviso;

Cerimonia

(O)MAGGI A P(A)RI D(I)CE . RASCIA . P(O)STI AN(N)IN ESSE RAGIN(A) ELAT(A) SIA P(IA) . (A)MP(IO) A/GIO LEI/ DIA

MEC(O) A P(A)R(I)TA’ CO . ROMA . P(A)SS(A) DIA AN(N)ON(A) I SIA RECO ANELLO DI ESSE PIA . MAPPA /ACCOLLA/TA

ME CIE A PARITA’ ECCE . ROMA . IPSI DI ONIUNO ISSI REGINA ELETTA SIA PIA . MIA PA/CE ALLEA/TA

Io chiamata pubblicamente a parità con . Roma . parimenti a ognuno di essi reco anello, regina sono prescelta pia, invio accettabile tributo, onerata di impegni e responsabilità . partecipe di ampia alleanza a garanzia di pace;

Venere

E/LUCEI/ (O)PIMA P(E) SOL(L)E(I) N(O)I KAR(A) ESSA UNA UNÌU TE SPEME REGERE PECCA MIA

E/LUCI/ OPIMA, PESI LE(V)A NOI CARA, ESSA IN I NATA SPUMA, IRE GIRA, PAUCUM

Tu riluci splendida nel sostenere noi affettuosamente, tu sei a noi cara, sei giunta per dare speranza, per lasciare cadere alle spalle ogni piccola mancanza, sei tu una che appartiene alla spuma del mare, da te la natura si rigenera, tu sei impalpabile e fuggevole;

La primavera

MAGG(I)O P(A)R(A)D KA RAMO P(E)SI TU IN INIZI REKI NA L(E)D(I)SI(A) POM(I) PI/CCIOL/ D(AI)

MAGGIO PARATO CO RAMO PESI TU IN INIZI(O) RECHI UNA LETIZIA POMI BO/CCIOLO/ DAI

Maggio si è preparato poiché i rami sono appesantiti dalle gemme, ad ogni suo ritorno reca una letizia e frutti dai boccioli. (Le riflessioni e le soluzioni, presentate in questo articolo per l’epigrafe impressa accanto al Guerriero di Capestrano, sono svolte dall’autrice in modo libero. Esse sono basate sulle ipotesi e rappresentano un esperimento, in stretto legame con l’idea descritta nei precedenti articoli, iniziando da Gemelle Illustri). (Pina Basile)

Bibliografia di riferimento:

Maria Ruggeri (a cura di) – Guerrieri e Re dell’Abruzzo antico;

Delia Guasco – Popoli italici – L’Italia prima di Roma – Giunti – 2010.

Stelle in Gemini
Dal vaso dei Dioscuri

Mito, numeri e brillantezza

Presentazione

Le versioni svolte in questo articolo riguardano l’epigrafe impressa sul fondo di un vaso etrusco del 500 a.C., il “vaso dei Dioscuri”, “kylix da Tarquinia”.

Nell’epigrafe il nome Tinas cliniiaras identifica i Dioscuri, i Gemelli Castore e Polluce. Essi sono i due giovani rappresentati in coppia e in sembianze di atleti che portano una lancia. Nelle immagini sono posti ai lati di un’anfora o di un elemento in forma di frontone. Nel mito discendono da Giove, denominato Iuppiter in latino e Tinia in etrusco. Sommo dio celeste degli Etruschi, Tinia come Giove annuncia la propria volontà scagliando folgori.

Argomentazioni

Nel testo sul vaso la parola t, e, l, i, n, a contiene i caratteri per formare sia il termine latino t e l u m “lancia, fulmine” sia la voce arcaica italiana t, e, l, o, n, i, o “passaggio, dogana, fine”. Questi nomi indicano i mitici fratelli, essendo essi ai lati di un ideale passaggio, impegnati in un cerimoniale che sembra essere di ordine primario, nella sfera degli dei. I due protagonisti, eredi del dio del fulmine, aiutano ad ampliare la descrizione favolosa di tale fenomeno di valore cosmico. Essi infatti si esibiscono l’uno accanto all’altro, allineati, tesi verso il fine comune, quello di rivelare maestosità e luminosità. Atleti, numi benefici, soccorso per i marinai, chiaramente visibili e riconoscibili nel cielo in forma di costellazione, i Gemelli rappresentano l’evoluzione verso un equilibrio agile e dinamico. Il modello che offrono si perfeziona rispetto al precedente, statico, silente, personificazione di energia diffusa, che si rivela all’improvviso, con il potente, temibile bagliore, simbolo della massima divinità nel mito.

Ipotesi

Castore e Polluce danno il nome alle stelle più luminose nella costellazione dei Gemelli, in latino Gemini, Geminorum.

Seguendo la teoria e le ipotesi, esposte nei precedenti articoli, è possibile di seguito studiare in modo nuovo e sperimentale le parole sul vaso, ricercandone il significato mitico ed il riferimento a numeri e astronomia. In base a tale premessa, nell’epigrafe, le lettere alfabetiche affiancate dal punto possono tradursi in numeri e nelle loro ricombinazioni accennano alla luminosità delle stelle doppie nella costellazione il cui nome evoca il mito.

La scrittura sul vaso può essere assimilata a voci latine, italiane e dialettali italiane, continuando con lo stesso metodo applicato alle epigrafi etrusche, in base a tre ipotesi fondamentali:

  1. La tradizione e la scrittura etrusche potrebbero rivelare una matrice di ordine matematico-razionale

  2. I testi etruschi potrebbero contenere notizie di valore mitico, matematico, astronomico, dotto. Tutti argomenti racchiusi contemporaneamente anche in uno stesso unico testo.

  3. Le epigrafi etrusche potrebbero custodire vocaboli riconoscibili nella Lingua Italiana e potrebbero essere messe in relazione con una delle forme dialettali parlate nelle regioni centro-meridionali del Lazio.

Il mito

Rappresentazione libera dell’epigrafe:

I T V N T V D V C E F E N E L. A. T E L I N A S. T I N A S C L I N I I A D A S

Versioni

Gli eredi

(V = u; D = r = d; C = g = c; F = v = f).

Adattamento per le parole dell’epigrafe:

IT(I) VN(I)TV DVC(I) E FINE L A TELINA S(UA) TINA S(I)C LINIA A(E)DAS

Procedono uniti, definiscono il limite dello spazio di appartenenza a Tinia e tracciano il confine del tempio”;

I(U)TANTI REG(I) EVENE LA TELI (U)NA S(IA) TONO S(I)C LINEA (H)ERES

Sostengono e governano l’evento del fulmine in accordo con Tono, così è per linea ereditaria”.

Lettere alfabetiche con il punto

Nella versione, svolta di seguito, i numeri sostituiscono le lettere alfabetiche etrusche affiancate da un punto, alla ricerca di una loro relazione con la brillantezza delle stelle. Lo studio si concentra su Castore, stella doppia nella costellazione dei Gemelli. Si scopre che Alfa Geminorum, Castore non è la più luminosa della costellazione, infatti tale primato appartiene a Polluce, indicata con la lettera beta e di brillantezza superiore. Alfa Geminorum è una doppia, formata da Castore A e Castore B, doppie a loro volta. Questo seguito di stelle gemelle suggerisce di elaborare i numeri scelti, in modo che essi raddoppino il proprio valore, in sequenza, ad ogni passaggio. Si può ipotizzare, nel caso particolare di questa epigrafe, che le lettere A, L e S siano riferite agli angoli, in quanto esse nella grafia ne ricordano la forma. In particolare S imita la forma sinuosa degli angoli disposti lungo una figura a spirale, (144 x 5 = 720 = 360 x 2).

A = (1; 0,9); L = (90; 90 . 2 = 180; 180 : 100 = 1,8); S = (720; 180 . 2 . 2 = 720; 720 : 1000 = 0,72).

Versioni

Brillantezza

AT(T)ENTU RE C(O)E(I) F(I)E NE(I) L. A. TULI (U)NA S. TI(E)NE SC(A)L(A) INII I(U)R I S

Attente re (res) co/n/ eo fie nei L (1,8) A (0,9) tuli una S (0,72) tono scala innui iuris;

Concerne il concetto di fondere insieme e di calcolare intrecciati L (1,8) A (0,9) prodotto allo stesso tempo S (0,72) rilievo scala segnale regola.

Prova con i numeri

Seguendo le indicazioni suggerite dalla versione svolta sopra, sul vaso dei Dioscuri si trovano i numeri (1,8), (0,9), (0,72). Essi possono essere moltiplicati fra loro e ne segue un elenco ordinato di valori che appaiono in armonia con la brillantezza delle stelle in Gemini.

1,8 x 0,9 = 1,62 Castore brillantezza 1,6

1,62 x 0,72 = 1,1664 Polluce 1,16

1,1664 x 1,8 = 2,09952 Castore A 2,0

2,09952 x 0,9 = 1,889568 Gamma Gem 1,93

2,09952 x 1,889568 = 3,967185807 Delta Gem 3,51

3,967185807 x 0,72 = 2,856373781 Epsilon Gem 2,98

2,856373781 x 1,8 = 5,141472806 Zeta Gem 5,2

5,1415 x 0,9 = 4,62735 Zeta Gem 4,4

Studio delle parole

(Latino: eo, is, ivi, itum, ire andare, giungere, pervenire; regio, regionis direzione, linea, posizione, punto cardinale, sfera, regione, zona del cielo, limite, confine; rego, is, rexi, rectum, regere condurre, dirigere, tenere diritto, controllare, governare, correggere, mantenere; regius, a, um regio, regale, da re, di re, appartenente al re; lineo /linio/, as, avi, atum, are tirare a filo, tracciare, disegnare; linea /linia/, ae filo a piombo, linea, tratto, linea geometrica, meta, termine, fine; aedituus custode di un tempio, maestro del culto; aedes e aedis, is tempio, santuario; iuvo, as, iuvi, iutum, iuvare giovare, aiutare, soccorrere, favorire, sostenere; evenio, is, eveni, eventum, evenire avvenire, compiersi, verificarsi; telonium, ii banco dei gabellieri; tono, as, tonui, tonare tuonare, risuonare; tonans, tonantis epiteto di Giove; Iuppiter, Iovis Giove; /eres/ heres, heredis erede; attineo, es, attinei, attentum, attinere mantenere, custodire, estendersi, riguardare, concernere; actus, us atto, regola; attondeo, es, attondi, attonsum, attondere diminuire; coeo, coire formare un tutto, riunirsi, fondersi insieme; fio, is, factus sum, fieri divenire, essere considerato, essere stimato, essere nominato, essere; fero, fers, tuli, latum, ferre recare, portare, produrre, riportare, conseguire; una insieme, accanto, a un tempo, contemporaneamente; facio, facere fare, valutare; efficio, is, effeci, effectum, efficere produrre, causare, formare una somma, risultare, dimostrare, ottenere il risultato di, fare in modo che; annuo, is, annui, annuere accennare a, designare, indicare; eno, are percorrere, traversare; neo, nes, nevi, netum, nere filare, tessere, intrecciare, intessere; innuo, innuere indicare, fare cenno; ineo, is, inii, initum, inire entrare, calcolare, prendere in considerazione; res, rei avvenimento, concetto, utilità, rapporto, relazione, ragione; ratio, rationis calcolo, conto, genere, ordine, ragione, proprietà, teoria, scienza; iure giustamente; ius, iuris legge, diritto, privilegio, autorità); (Italiano: fine confine, limite, punto estremo); (Giove, massima divinità latina, dio del cielo e della luce, divinità dei fenomeni atmosferici. Era venerato nel centro di culto sul Campidoglio, faceva parte della triade sacra, prima con Marte e Quirino poi con Giunone e Minerva).

(Le riflessioni e le versioni presentate in questo articolo sono svolte dall’autrice in modo libero. Esse sono basate sulle ipotesi descritte anche nei precedenti articoli a iniziare da Gemelle Illustri. I numeri risultano dalle traduzioni sperimentali e fanno parte di semplici elementari operazioni di calcolo, realizzate in questa occasione e limitate al contenuto di questa ricerca. L’argomento di questo articolo è puramente sperimentale tuttavia esso fa riferimento ad una bibliografia importante). (Pina Basile)

L’epigrafe: (TLE 156; ET Ta 3.2; /pag. 143 – Bonfante/) (Pag. 43 – Facchetti).

Bibliografia di riferimento:

Mauro Cristofani (a cura di) – Dizionario della Civiltà Etrusca – 1999;

Giuliano Bonfante and Larissa Bonfante – The Etruscan Language, an introduction – 2002;

Giulio M. Facchetti – l’enigma svelato della Lingua Etrusca – 2000;

Piero Bianucci – Stella per Stella – Giunti – 1997.

Da una piccola coppa
Un messaggio in frammenti

Affidato a due fedelissimi custodi, Latino e Italiano

Studio sperimentale per la scrittura dall’isola

La Coppa di Nestore risale al secolo VIII a.C., proviene dall’isola di Ischia e reca impressa una scrittura simile a quella etrusca, in particolare nella grafia e nella punteggiatura.

La scrittura sulla Coppa è anteriore a quella etrusca ed è stata già tradotta dagli studiosi. Essa tuttavia nasconde ancora una sorpresa e inizia a raccontare una storia unica quando si tenta di assimilare le sue parole a voci latine e italiane. Queste ultime infatti possono descrivere i luoghi, famosi per la loro amenità, per il clima e le qualità benefiche delle acque di sorgente. L’isola, con il suo territorio di origine vulcanica, è ricca di fonti termali e gode di un clima mite, dovuto alla sua posizione nel mare Tirreno.

I nomi Nestore (Nestoros) e Afrodite (Aphrodites), che si trovano l’uno all’inizio e l’altro alla fine dell’epigrafe, definiscono per primi la peculiare virtù degli elementi curativi del luogo, quella di essere elargiti direttamente dal mondo sotterraneo, affiorando dalle profondità della terra, salutari effetti, capaci di lenire fastidi e di guarire. Inarime, nome latino dell’isola, insieme ai precedenti due, indica e avvalora gli argomenti guida della ricerca. Nestore, nexi tere, lega trascina. Afrodite, affere edite, affiora diffonde. Inarime, inerme, bisognoso di cure; in eremo, in luogo tranquillo.

Riflessione intorno alla parola p, o, t, o

Seguono cinque versioni per i tre versi che compongono il testo sulla Coppa di Nestore. Le versioni sono svolte in modo non tradizionale e rappresentano un tentativo di sostituire le parole del testo con quelle latine e italiane. Progenitrice diretta della scrittura etrusca, la scrittura sulla Coppa si adatta allo stesso metodo di studio applicato a quella etrusca, mostrando in quale misura esse siano affini.

Nel testo si riconosce la parola “p, o, t, o” che richiama altri termini latini e italiani: “poto bere; poteo potere; potis signore; potissimus il migliore, il principale, il primo; pate patre, padre; puto pensare; potorio attinente al bere; potare nettare, ripulire, ritenere, credere; patera bassa ciotola; pater padre, antenato, maestro”.

Lo studio di questi vocaboli aiuta ad immaginare come, in tempi arcaici, la parola “poto = acqua limpida, pura”, fortemente pervasa di significati sacri, fosse adeguata per richiamare alla memoria i preziosi e saggi insegnamenti degli avi, riguardo alle benefiche acque purificatrici. Queste ed ogni attività della vita quotidiana erano sentite parte di una più grande e universale armonia.

Metodo

Le cinque versioni contengono le parole sulla Coppa di Nestore suddivise ognuna nelle proprie parti essenziali e sostituite con voci latine, italiane e dialettali italiane che abbiano con esse una chiara somiglianza. Ad esempio, nel testo originale, le lettere alfabetiche “t ph n”, se t = d, possono essere tradotte con diafonia “dissonanza”, “polifonia”, termine confermato dalle frasi sperimentali: “due fai una | iduo effie una, due (suoni) per un insieme armonioso”.

Al fine di rendere agevole la comprensione delle parole arcaiche, è possibile leggere le vocali liberamente e sostituire alcuni simboli alfabetici con altri simboli oppure con interi vocaboli: (S = esse /essere/; ius /diritto/; ais /dire di sì, affermare/; scio /sapere/) (H = abbia /avere/; ubi /dove/; idi /iduo, dividere/) (ph = effio /fruttare, risultare/); (S = doppia s = s = si = ci = sci; D = t t = d = t; t = t = d; Y = gi = vocali = v; H = b = idi; n = n = gn; ph = f f).

Versioni

Ameno

Ne stare esse : ameno : ivi poto una : poto rione

abbiasi datata pausa : potoria : avi dica canone

ubi mera esce : bere uso ài : colle sito affino : affiora edita essa

Soggiorni in luoghi : ameni : lì acque dalla fonte : e ruscelli chiari

sia puntuale la quantità di : acqua da bere : come insegnano gli avi

dove sgorga limpida : è consuetudine bere : fin dal sito sul colle : affiora e scorre.

Eredità

Nesso tara sia : emani : ivi pato una : pato ruene

base data da peso : patera e : avito ecco canone

ubi umore sia : ubi resa ài : callosità affina : effie reditas

Vi sia una forma : che si manifesti : un disagio : che si ripete

in base al peso sia data : la giusta misura della coppa : secondo antichi canoni di cura

dove siano screpolature : vi sarà miglioramento : e diminuzione delle rugosità : di origine innata.

Ristoro

Ne staurasse : mina : ai pete uno : patire ene

bastito dia passo : piatto ora e : aiuto ecco agognane

beo eme iuris : abbi aria esce a : callo stai affanno : affiorata tosse

Luogo di conforto : sollievo : per i piedi : stanchi

passo appesantito : e impacciato : qui trovi l’aiuto agognato

ambiente salutare : condotti d’aria : calda per placare l’affanno : e per eliminare la tosse.

Etica

Noi storia uso : mani : agio potene : potere a noi

idus data da pio sia : pietà iure e : agio etica canone

idioma iuris : i diaria scie e : coellisei diafonia : a foro edittasi

È nostra la consuetudine di tramandare la storia : degli avi : portare agiatezza : è nella nostra facoltà

Riguardo alle ricorrenze e ai giorni custodiamo le giuste tesi : e leggi eque : fedeli ai nostri ideali di virtù e merito

studio degli idiomi : compensi e scadenze : poesie e canti a più voci nel circo : sono tutti eseguiti secondo editti emanati nel foro.

Una poesia

Ne stare sia : ameni : agio poi teni : poto rio uno

abbiasi data ti pace : piete arrui : agio teco agognane

abbi amore suo : beare sia : co lei e lui si tu affine : a Fruti e Ditis

Tu resti in : luoghi ameni : ristoro poi ottieni : e acque alla fonte

ti sia dato sollievo : ai piedi stanchi : e benessere agognato

possa tu entrare nelle loro grazie : sia tu felice : con lei e lui sei affine : a Fruti e Dite il ricco.

Studio delle parole

(Latino: nexus, us /necto/ intreccio, connessione, nesso, nodo, concatenamento, vincolo; necto, is, nexui, /nexi/, nexum, nectere legare, attaccare, congiungere, intrecciare, vincolare, rannodare, concatenare; tero, is, trivi, terui, tritum, terere sfiorare, rasentare, tornire, percorrere spesso; affero, affers, attuli, allatum, afferre apportare, portare, recare, annunciare, riferire, causare, procurare, dare, allegare, addurre, giovare, produrre, rendere; edo, is, edidi, editum, edere emettere, mandare fuori, sboccare, produrre, recare, fare, dare, riferire, svelare, diffondere, elevare, designare, notificare, proporre, fare conoscere ufficialmente; una insieme; sto, stare stare, rimanere, trovarsi; poto, as, potavi, potum /potatum/, potare bere; Potina, ae Potina, dea che provvedeva alle bevande destinate ai fanciulli; mere schiettamente; rursus indietro, di nuovo, al contrario; avitus dell’avo, ereditario, antichissimo; pateo, es, patui, patere essere libero, essere chiaro, essere accessibile; patio, is, patere /patior/; patior, eris, passus sum, pati tollerare, sopportare, patire, permettere; effio /efficio, efficere/ produrre, causare, risultare, fruttare, conseguire; redeo, is, redii, reditum, redire ritornare, provenire; mina, ae liscia; beo, as, avi, atum, are beare, rendere felice, arricchire; emo, is, emptum, emere guadagnarsi, ottenere; potis, pote /potior/ che può, capace, in grado di; iduo, as, are dividere; pietas clemenza, pietà, devozione, religiosità, lealtà, equità, senso del dovere; ius, iuris diritto, legge, privilegio, potere, autorità; diarium, ii ricompensa, spesa giornaliera, diario; aio, ais dire di sì, dire, sostenere, affermare; scio, is, scivi, /scii/ scitum, scire sapere, capire, conoscere, intendersi di; teneo, es, tenui, tenere tenere, comprendere, giungere, ottenere, possedere; tecum cum te, con te) (Italiano: eremo /poetico: ermo/ luogo tranquillo e isolato; rione zona, contrada, tratto di territorio; mero chiaro, puro, non mischiato; ài tu hai; redità /parola arcaica italiana/ eredità; basto peso eccessivo, bardatura; diafonia forma elementare della polifonia; rio piccolo corso d’acqua, ruscello) (Dialetto: ruene esso ritorna; callo caldo; piete piede; teni tu tieni /tenere, avere/; arrui/nare/ errare; tecu con te). (Afrodite corrispondeva a Venere, antica divinità latina della primavera, degli orti e dea dell’amore e della bellezza. Famosa per il suo strabismo, una caratteristica che la rendeva ancora più affascinante, Venere portava anche l’appellativo di Fruti da Frutis, antica divinità latina collegata alla fertilità della terra. Ditis era Dite, dio latino del mondo sotterraneo e della ricchezza).

(In questo articolo le riflessioni e le versioni per il testo sulla Coppa di Nestore sono realizzate dall’autrice in modo libero e teorico, seguendo le ipotesi esposte nei precedenti articoli, a iniziare dall’articolo Gemelle Illustri. Le versioni rappresentano quindi un tentativo di adattare la scrittura del testo allo stesso metodo di studio ideato per quella etrusca, considerando le due scritture fra loro affini). (Pina Basile).

Bibliografia di riferimento:

Giuliano Bonfante and Larissa Bonfante – The Etruscan Language – An introduction – 2002;

Anna Maria Carassiti – Dizionario di mitologia classica – 2005.