Mito sul fermaglio
Parole d’oro etrusche

Un arco tra passato e presente

Elegante e preziosa, la fibula a drago di Chiusi meraviglia per la meticolosa precisione con la quale furono applicati i granuli d’oro che compongono le lettere, impresse sulla sua superficie. Ancora più sorprendente si rivela la forma ingegnosa della struttura ad arco. Il disegno, studiato nei dettagli, appare come una ricercatezza della logica alla base della realizzazione del fermaglio. Una logica che sembra abbia voluto mettere in rilievo i significati legati al termine arco, fra i quali si ricordano quello figurato e quello matematico.

Particolare ricorrente nella struttura delle fibule etrusche, l’arco e la sua qualità di esattezza divengono un invito implicito a riflettere su tale forma geometrica, considerandola come regola di valore generale, capace di generare legame, armonia e stabilità.

Sul fermaglio i caratteri sono distribuiti in modo da formare due distinte sequenze, l’una che si estende sul lato frontale del fermaglio, l’altra che si trova sul lato nascosto. Sottoposti ad una complessa interpretazione quei simboli danno la possibilità di elaborare una serie di versioni ed ogni evento descritto sembra essere caratterizzato da due momenti fra loro opposti e in reciproca alternanza. Si scoprono consigli per compiere i due gesti contrari di apertura e di chiusura del fermaglio. Si ritrova la descrizione degli opposti sentimenti, sospesi tra l’attesa di un evento e la tranquillità derivata dal superamento dell’incertezza. Circostanze queste fra loro contrapposte e che sembrano essere costantemente tese a mantenere un legittimo e naturale equilibrio. Situazioni che possono essere ricollegate tutte al concetto di arco, una tensione tra due confini in opposizione e inseparabili.

Fermaglio in oro

L’argomento di questo articolo riguarda l’epigrafe che si trova impressa su una fibula etrusca, chiamata fibula a drago per l’aspetto sinuoso della struttura ad arco. Sulla guaina si trova il testo. Questo è composto da simboli ottenuti a granulazione, una tecnica dell’oreficeria antica che consisteva nell’applicazione di granuli d’oro, per formare decorazioni sulla superficie di oggetti preziosi. Il gioiello risale alla seconda metà del VII secolo a.C. e proviene da Castelluccio di Pienza, località nelle vicinanze di Chiusi, in Toscana.

Le parole sul fermaglio

Soluzioni

I caratteri impressi sulla fibula possono essere interpretati con il sostegno della teoria presentata da chi scrive e descritta nei precedenti articoli. Secondo questa teoria ogni lettera che si trova sul fermaglio, se presa singolarmente o combinata con quelle vicine, può essere confrontata con termini latini e italiani. Le varie accezioni dei termini latini e italiani danno la possibilità di interpretare il testo etrusco con frasi che abbiano contenuti diversi. In base a questa teoria l’insieme di simboli sul fermaglio viene risolto con cinque differenti versioni. Per ottenere i diversi modi di dire i caratteri vengono letti di seguito sia attenendosi al metodo tradizionale, come appare nella trascrizione del testo, sia con i seguenti accorgimenti: A = E = A // V = F = V // W = SI = SCI // N = GN = N // Z = i, t, i, o = essa = Z // K = C = CH = Q // 8 = F = B = otto //  S = S; nella trascrizione W sostituisce il simbolo che nell’originale appare simile ad M e che, in questa occasione, viene letto SI e SCI. La scelta di cambiare la lettura tradizionale rientra nell’esperimento e deriva dall’osservazione dei simboli interessati da tali cambiamenti e presenti nell’originale etrusco. Per la loro forma particolare essi suggeriscono di elaborare anche una diversa interpretazione. Per esempio al simbolo tradizionalmente letto V viene alternativamente dato il valore di V e di F, poiché esso nell’originale si presenta simile alla lettera F.  Continuando nella prova le consonanti vengono raddoppiate e le lettere D e T sono usate senza distinzione fra loro, come accade spesso anche nel dialetto. Può risultare utile inoltre aggiungere le vocali, al fine di migliorare la comprensione delle parole ottenute dalla suddivisione. Le parole tratte dal testo originale vengono confrontate con termini latini e italiani. Il passaggio dall’originale alla versione in Italiano viene realizzato anche grazie alla mediazione di uno dei dialetti parlati nelle regioni centro-meridionali del Lazio.

La sequenza m, a, t, h, i, m, a, n, u, rilevata sul testo originale etrusco, viene risolta con le espressioni medio mani “a metà rimani” e con maddimani, mo’ dimane  “questa mattina”. Questi sono modi di dire popolari che suggeriscono le soluzioni, per realizzare le tre versioni in dialetto.

Le due versioni ottenute dal confronto dell’originale etrusco con termini latini seguono un procedimento più elaborato. Nella quarta versione ad esempio possono essere messi in relazione m, i, a, r, a con m, a, e, r, e, o “compiangere”; t, h, i, a con t, u, e, o “avere cura, difendere”; v, e, l, a, v, e con velo “coprire, velare”; z con i, t, i, o “movimento”; m, a, t, h, i, m, a, n, u con m, e, d, i, m, n, o (misura);  r, k, e, m, b con r, e, c, u, m, b, o “piegarsi”; e, v, e con i, r, e “andare, divenire”; i, n, k, e, t, u, r con i, n, c, h, o, a, t, o, r  “fondatore”. La sequenza s, i, k, i  sembra concordare con s, e, q, u, i. L’equivalenza tra q e c e k trova giustificazione all’interno del paradigma di s, e, q, u, o, r nel quale si rileva s, e, c, u, t, u, s. In questo caso s, e, q, u, o, r, è inteso con il significato di “seguire come guida”.
Le voci compiangere, difendere, proteggere, seguire come guida divengono quindi parte degli elementi necessari per elaborare la quarta versione, incentrata sulla figura mitica del padre,  tutore e  guida per il proprio erede.

Prima versione
Apertura e chiusura del gioiello

A. Trascrizione del testo

(Il testo sul fermaglio si sviluppa su due lati, che sono indicati di seguito come lato uno e lato due)
MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU (Lato uno) // RKEM8EVEINKETURSIKINA (Lato due)

B. Suddivisione

(Lato uno del fermaglio) (Lettura da destra verso sinistra del testo trascritto. L’originale etrusco viene messo a confronto con termini latini) (Z = i, t, i, o // W = SI // V = V).
u, n  = una = contemporaneamente; /Latino/ una = a un tempo, insieme
a, m, i, t, h = e, m, i, t, t, i = tira; /Latino/ e, m, i, t, t, o = tirare, far uscire, mandare fuori
a, m, a = e, m, i = ottieni; /Latino/ e, m, o = ottenere
z  = i, t, i, o = movimento; /Latino/ i, t, i, o = andata
w, a, n, w  = sinesi = contatto
e, v = e, v, e, h, i = porta fuori; /Latino/ e, v, e, h, o = sollevare, portare fuori
a, l, e, v, a = eleva /Latino/ = eleva
i = e, o/Latino/ = finché
t, h, a, r, a, i, m = d, i, r, i, e, m, i /Latino/ = dirimi, separi
(lato due del fermaglio) (K = C = CH = Q // 8 = f, i, e)
a, n, i, k  = iniquo /Latino/ = contrario
i, s  = i, s= muovi; /Latino/ i, r, e = procedere
r, u  = r, u, i /Latino/ = abbassa
t, e, k, n, i = t, e, c, h, n, a /Latino/ = accorgimento, meccanismo, astuzia
e, v, e  = e, v, e, h, i/Latino/ = avanza
8  = f, i, e = considera; /Latino/ f, i, o = avvenire, essere considerato
m, e, k, r = m, u, c, r, o /Latino/ = estremità, punta

C. Riepilogo

“U, n, a; e, m, i, t, t, i; e, m, i; i, t, i, o; s, i, n, e, s, i; e, v, e, h, i; e, l, e, v, a; e, o; d, i, r, i, m, i // i, n, i, q, u, o;  i, s; r, u, i; t, e, c, h, n, a; e, v, e, h, i; f, i, e; m, u, c, r, o”.

D. Interpretazione

“Per aprire il fermaglio tira e contemporaneamente ottieni movimento, contatto porta fuori, eleva finché separi; per chiudere fai il movimento contrario, abbassa il meccanismo, avanza, controlla estremità”.

Seconda versione
Come indossare il gioiello

A. Trascrizione

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA

B. Suddivisione

(lettura da sinistra verso destra del testo trascritto. Il dialetto interviene come mediatore fra l’originale etrusco e le parole italiane)
(A = E = A // V = V // W = SI // N = GN = N // K = C = CH // 8 = fa).
MI AR(R)ETHI A V(I)E LEVA SI(G)NA SI (I)SSI MEDI MANE // R(I)CHIAM FA E VA IN CHIUTERSI CUNA

C. Recitazione in Dialetto

“Mo(v)i arreti e via leva signi si issi medio mani; richiamo fa i vai  in chiudersi cuna” (issi da issare “sollevare”) (Dialetto del Lazio).

D. Interpretazione  

“Per aprire il fermaglio muovi indietro e via leva segno così sollevi e sospeso a metà rimani; per chiudere fai richiamo del meccanismo e vai a fermare la punta nell’incavo”.

Terza versione
Rispetto per il padre

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA
(V = F // N = GN = N // K = C = CH = G // 8 = B)
MI ERETHI E FIL(I) E FA SI(G)NE SI ISSA MATHIMANU // R(I)CC(O) E M(O’) BE(O) FINCHE’ TU R(E) SAGGI (U)NA
“Me erede e figlio fai segno sì e issi mo’ dimane; ricco e mo’ beo finché tu re saggi uno” (Dialetto del Lazio). 
“Sono tuo erede e figlio e resto in attesa che tu faccia segno di approvazione per alzarti in piedi questa mattina; sono ora ricco e beato e finché sei tu il re resto anche una persona saggia”.

Quarta versione
Riferimenti al mito

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA
MAERETUEVELAVESIGNASIOITIOMEDIMANE;  RECUMBEIVEINCHOATORSEQUINEI
“Il padre compianto custodisce, protegge, invia il suo segnale, rappresenta esempio di equilibrio; sembra sollevarsi dal suo luogo di quiete e può essere considerato fondatore, tutore, guida”.

Quinta versione
Un dono

Lato uno: “Ammirata e fa la fascinosa essa maddimane”; lato due: “Unica sarete, cone affetto, me cara”(Dialetto del Lazio).  Il dono rende lei ammirata e ricca di fascino questa mattina. Unica sarai tu, con affetto, per me cara.

Bibliografia

Mauro Cristofani (a cura di) – Dizionario della Civiltà Etrusca – Giunti, Firenze, 1999 Massimo Pallottino – Etruscologia – Hoepli – Milano – Settima Edizione, 1984
Bibliografia di riferimento per l’epigrafe etrusca:
Giulio M. Facchetti – L’enigma svelato della lingua etrusca – Newton & Compton editori – Roma 2000.